Città di Fermo

Turismo

Al Terminal la mostra fotografica sulle opere di Eriberto Guidi
Data pubblicazione : 24/10/2020
Foto sommario

Dal 25 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021. Tutte le info.

Eriberto Guidi. Sconfinamenti fotografici”  è il titolo dell’esposizione che il Comune di Fermo dedica al grande fotografo fermano Eriberto Guidi.

 

La mostra fotografica, a cura di Simona Guerra e Lisa Calabrese, è promossa dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione Marche, Sistema Museo, Musei di Fermo, Giornate di Fotografia e il Centro Studi Osvaldo Licini. Sarà visitabile a Fermo presso lo spazio espositivo Terminal Mario Dondero dalle 15 di domenica 25 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021.

 

"Esprimo la soddisfazione per questa doverosa iniziativa della Città verso Eriberto Guidi – ha dichiarato il Sindaco Paolo Calcinaro - era un dovere, ma per Fermo questo periodo sarà molto importante per il tributo all'arte di Guidi. L'invito è a scoprire la mostra, come farò anche personalmente appena possibile. Un ringraziamento al settore cultura, all'assessore Micol Lanzidei ma anche alla famiglia di Eriberto Guidi con cui siamo sempre stati in contatto per la proposizione di questo importante momento".

 

“Un'esposizione che costituisce un grande privilegio per Fermo – ha detto l’assessore alla cultura Micol Lanzidei - allestita in uno spazio che è nato proprio con l'idea di raccogliere la tradizione fotografica contemporanea della città di cui Guidi è senza dubbio un autorevole ed illustre rappresentante. Grazie al suo lavoro il mondo ha potuto conoscere il territorio marchigiano che anche noi oggi, grazie a questo importante contributo, abbiamo la possibilità di vedere con altri occhi: quegli stessi occhi che per Guidi sono stati maestri. Ringrazio la Regione Marche, Sistema Museo, Musei di Fermo, le curatrici, il Centro Studi Licini, la famiglia Guidi ed il collega Francesco Trasatti per il lavoro propedeutico svolto nel precedente mandato per questa mostra”.

 

LA MOSTRA

Eriberto Guidi (Fermo 1930-2016) è riconosciuto come uno fra i fotografi più apprezzati della Storia della fotografia Italiana. I suoi paesaggi e i racconti fotografici con cui ha saputo distinguersi sono stati pubblicati ed esposti in molti luoghi del mondo e hanno fatto conoscere il territorio marchigiano al mondo.

La mostra comprende più di 80 opere - molte delle quali inedite - e parte dalle origini per ricostruire i percorsi di ricerca che hanno portato Guidi ad esiti decisamente arditi. Oltre ai suoi lavori più celebri in banco e nero è infatti in mostra una parte della sua produzione a colori. Si tratta di sperimentazioni visive capaci di gettare una nuova luce sul lavoro di Guidi e di un colore che non ci si aspetta, e che in questa mostra quasi deflagra sulle pareti mostrando un modo di vedere il paesaggio molto solare e gioioso.

L’autore che emerge è un vero sperimentatore; potremmo quasi affermare che egli è il Nino Migliori delle Marche: un autore che si è sempre fatto guidare dalla curiosità, dalla voglia di misurarsi con il gesto del fotografare andando oltre l’immagine. Lo ha fatto per gran parte della sua vita, ma a differenza del noto autore emiliano, Guidi ha tenuto per sé molto di tale percorso; lo ha goduto privatamente, facendosi solo sporadicamente tentare dalla gioia di condividere le sue meraviglie con gli altri.

Undici le sezioni che raccontano con taglio storico/didattico il percorso e che aiutano il visitatore a leggere l’opera dell’autore all’interno del contesto storico che egli ha vissuto.

Fra i molti autorevoli nomi che hanno scritto di lui riportiamo le parole del critico Giuseppe Turroni che così si esprime: “A Eriberto Guidi non mi stancherò mai di dire grazie per un racconto molto bello e alto, "La Novizia" storia di una monaca venuta dalla campagna. Un miracolo di invenzione; la vera fotografia. Ciò che la letteratura e cinema non potranno mai dare, perché in letteratura siamo a Diderot e a Piovene, nel cinema a Bresson ma qui è un affare sorgivo, immediato: il Sogno, l’idea di una cosa, son cosa essi stessi, nascono dalla realtà, dalla evidenza del segno della nostra vita. Guardo di questa ragazza di campagna il volto, i suoi familiari. Mi invade uno struggimento, penso a Papa Giovanni. Guardate un po’ che scherzi giocano le belle fotografie”.

Scrivono le curatrici: “Eriberto Guidi è stato un autore alquanto riconosciuto in vita. Il suo lavoro, spesso avvicinato a quello di Luigi Crocenzi, lo ha reso noto anche fuori dai confini nazionali grazie alla sua ricerca innovativa sul Racconto fotografico, alla bellezza delle sue opere e al loro valore artistico. Tuttavia entrando nel suo archivio ci siamo rese subito conto di quanto quel che egli ha pubblicato negli anni sia in realtà molto poco rispetto al lavoro che non conosciamo ancora di lui.

Cercando documenti, ricreando connessioni, attraverso le nostre ricerche abbiamo capito in che misura la fotografia fosse per lui una questione molto più intima e privata di quanto si possa pensare. Parliamo infatti di un artista che per suo temperamento non ha mai ostentato la lunga ricerca condotta sull’arte fotografica. Al contrario, con il passare del tempo, egli ha, lentamente, sempre più preferito vivere la sua sperimentazione in modo discreto e ritirato; lontano - quanto egli lo ha reputato necessario - dal chiacchiericcio e dalla “moda” della fotografia.

Il tesoro dell’archivio di Eriberto è straordinariamente ricco, articolato, vario. Dalle opere ai carteggi, dai libri ai numerosi riconoscimenti e premi, il materiale storico abbonda e parla di rapporti importanti. Le lettere riportano firme di intellettuali, poeti, artisti, ovviamente anche fotografi che sono la cartina tornasole di una vita culturale di spessore, ricca e stimolante, come del resto è stata tutta la sua esistenza.”

 

ORARI DI APERTURA:


APERTURA AL PUBBLICO, DOMENICA 25 OTTOBRE ORE 15.00

TUTTI I GIORNI, ESCLUSO IL LUNEDI

DALLE 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 ALLE 18.00

 

BIGLIETTI DI INGRESSO IN MOSTRA

INTERO: € 4,00

GRATUITO: minori di 13 anni, disabili, soci ICOM, giornalisti con patentino

 

BIGLIETTI CUMULATIVI MOSTRA + CIRCUITO MUSEALE

 

INTERO: € 8,00

RIDOTTO: € 6,00 (ragazzi da 14 a 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, soci FAI, soci Touring Club, soci Italia Nostra)

GRATUITO: minori di 13 anni, disabili, soci ICOM, giornalisti con patentino

 

INFO E PRENOTAZIONI

 

0734.217140

fermo@sistemamuseo.it

 

 

BIOGRAFIA

 

Eriberto Guidi (1930-2016) nasce a Fermo il 21 marzo. Da bambino si appassiona prestissimo alla musica e impara a suonare il violino.

La curiosità per la fotografia sopraggiunge alla fine degli anni ’40 quando, prima di partire per il servizio militare, chiede a sua madre di poter avere una macchina fotografica in regalo.

Nel 1951 conosce Luigi Crocenzi e nel 1957 entra a far parte del suo CCF - Centro per la Cultura nella Fotografia, che egli rappresenterà al Festival Mondiale di Mosca, in quello stesso anno, dove realizzerà anche il suo primo reportage: “Il primo treno”.

Seguiranno decenni intensi, passati al fianco di Crocenzi, nella diretta sperimentazione del Racconto fotografico e nella promozione della fotografia a Fermo. Su impulso di Crocenzi, Guidi sarà fondatore nel 1960 assieme a Raffaele Gasparrini e Raul Rongoni del Fotocineclub Fermo (poco più tardi si aggiungeranno Romano Folicaldi, Vittorio Gioventù, Goffredo Petruzzi, Vincenzo Nasini ed altri).

In questo periodo di grandi Racconti fotografici nasce fra gli altri “La Novizia” (1968), che resta uno dei suoi lavori più apprezzati e intensi.

Nel 1964, collabora assieme a un giovane Mario Giacomelli al suo primo fotolibro dal titolo “Girifalco”. Si tratta di “un’avventura fotografica” singolare e insolita per i due autori. Essi si cimentano in una guida turistica e storica sulla città di Fermo (e dintorni)  che ha avuto il pregio di farli collaborare sotto la sapiente guida di Crocenzi.

Nel frattempo il suo lavoro creativo si fa sempre più importante anche in ambito professionale: dopo il 1965 è infatti fondatore, assieme a Annio Giostra, del prestigioso Liceo Musicale di Fermo (ora Conservatorio Statale di Musica “G.B. Pergolesi”) di cui egli ricoprì per diverso tempo la carica di segretario generale. Dal 1968 sarà segretario artistico-amministrativo della Gioventù musicale di Fermo e successivamente consulente per la Biblioteca comunale (oggi Biblioteca Civica “Romolo Spezioli”).

Nel 1970 la rivista Life nelle edizioni di New York e successivamente Amsterdam e Tokyo gli pubblica quattro suoi paesaggi. Tale diffusione genera nuove collaborazioni e mostre interessanti. Fra questi contatti, particolarmente significativi e proficui saranno quelli che avrà in Unione Sovietica dove egli torna nel 1977 per realizzare  altri notevoli racconti fotografici e dove, nel 1981, la Casa della Cultura della Pravda gli dedica una grande mostra personale a Mosca. In Russia inoltre conosce alcuni intellettuali di spicco e fra questi Cecilia Kin, la maggiore italianista sovietica e il giornalista Carlo Benedetti, corrispondente in Ungheria e Unione Sovietica negli anni ’70.

L’inizio degli anni ’80 è invece segnato da due importanti collaborazioni filmiche: nel 1981 partecipa alla realizzazione di “L’officina delle immagini” film su Fermo per la regia di Vito Lauri;  l’anno dopo collabora alla realizzazione per la Rai TV di “Il segno e il paesaggio” con la regia di Francesco Carlo Crispolti, che va in onda nel programma il “Patrimonio Fotografico Italiano”.

La sua fama, dopo questi primi decenni di lavoro intenso seguiterà a circolare in modo sempre più articolato, in Italia e all’estero, mentre il suo lavoro continua nella direzione del fotoracconto, della ricerca fotografico/poetica e della sperimentazione tecnica. E’ infatti dalla fine degli anni ‘70 che in modo continuativo Guidi inizia un percorso di ricerca sul colore e sull’utilizzo della colorazione con pigmenti delle sue opere. Tale ricerca verrà svolta in parallelo a quella sul bianco/nero e resta per gran parte tuttora inedita.

Dopo alcune occasioni isolate, ormai negli ultimi anni della sua vita, l’autore deciderà di esporre un lavoro a colori molto articolato. Si tratta di una personale tenutasi nel 2013 a Monte Vidon Corrado presso il Centro Studi Licini. Il titolo della mostra sarà “Il cielo dentro la terra” un lavoro diviso in due sezioni: una interamente fotografica, l’altra realizzata con l’ausilio dei pigmenti.

Negli anni saranno moltissime le pubblicazioni realizzate da Guidi. Fra tutte ricordiamo il fotolibro “Testo d’immagini”che raccoglie la sua opera in bianco e nero, dai primi lavori fino al 2009, anno della pubblicazione.

Molti saranno anche i libri realizzati sul tema dell’architettura. Tra questi: “Ascoli Piceno la pietra e la città” del 1987; “Fermo, scene di teatro” del 1989; “Gubbio. L'immortalità della pietra” del 1996; “Il Romanico nella Marca Fermana” del 2002.

Nel 2003 Guidi partecipa assieme a Mario Dondero (ed altri artisti e fotografi, tra cui Romano Folicaldi) al libro “Un volto che muta”, curato da Luana Trapè, con immagini dell’ex manicomio di Fermo.

L’opera di Guidi è stata inoltre oggetto di studio e di tesi di laurea ed è stata esposta in molte gallerie del mondo, presso musei e fondazioni. Tra le numerose occasioni vanno ricordate le mostre personali tenutesi a New York all'Uma Gallery e all’Istituto Italiano di cultura nel 1998 e all’Hillwood Museum di New York nel 2000; la mostra a Torino, presso la Fondazione Italiana per la Fotografia nel 2001 e la sua partecipazione al Padiglione Italia alla 54° Esposizione d'Arte della Biennale di Venezia nel 2011.

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